Ritardi sui pagamenti e morosità sono una delle principali preoccupazioni dei proprietari, insieme ai danni sull’immobile, alle complicazioni burocratiche, e alla tasse. Secondo quanto reso noto l’8 Giugno scorso dal Ministero dell’Interno i dati sugli sfratti registrati nel nostro Paese durante lo scorso anno sono ancora molto preoccupanti. Lo studio restituisce un quadro generale impietoso, ancora segnato da un grave disagio abitativo con 59.609 sentenze di sfratto emesse, 132.107 richieste di esecuzione, e 32.069 sfratti eseguiti.
Si conferma un dato già registrato negli scorsi anni: circa il 90% delle sentenze sono state emesse a causa di morosità dell’inqulino, e nella maggior parte si è trattato di casi di morosità incolpevole.
Altro dato importante è quello sulla distribuzione territoriale: oltre la metà delle sentenze di sfratto, circa 33.000, sono state emesse nei comuni non capoluogo di provincia. Negli ultimi anni il fenomeno sembra allargarsi sui piccoli e medi Comuni di Provincia
La situazione nei due principali Capoluoghi
La Lombardia è la Regione con il numero più elevato di richieste di esecuzione: 44.553, di cui la metà (22842) solo a Milano. In media in questa Regione è stato eseguito uno sfratto su ogni dieci richieste (4973, dato più elevato su base nazionale), a Milano circa due ogni 100 richieste di esecuzione (410). La Regione Lazio è seconda per numero di sentenze di sfratto emesse, 7.991 contro le 9.473 della Lombardia. Il numero di richieste di esecuzione invece si attesta molto più basso, probabilmente a causa di dati incompleti: 10.356 in tutta la Regione di cui 8.008 nella sola Roma. Sul totale gli sfratti eseguiti sono stati 3.569, di cui 2.927 a Roma
La morosità incolpevole
L’istituto della morosità incolpevole è stato introdotto dal d.l. n. 102/2013 e prevede, in presenza di precise condizioni, la possibilità per gli inquilini di richiedere contributi statali per l’adempimento degli impegni contrattuali.
Con il Decreto attuativo del 14 Lug 2014 la morosità incolpevole viene definita come “la situazione di sopravvenuta impossibilità a provvedere al pagamento del canone locativo a ragione della perdita o consistente riduzione della capacità reddituale del nucleo familiare”. Di seguito i casi specifici individuati:
Il decreto indica inoltre le modalità di accesso ai contributi da parte degli inquilini e la ripartizione dei fondi fra le Regioni. Per gli inquilini aventi diritto è previsto un tetto massimo sui contributi di € 8.000